(9Colonne) –
"La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni". Così disse Mario Monti il 27 novembre 2012 e a molti sembrò il preavviso di nuovi tagli o nuovi ticket. Le parole del premier innescarono una approfondita discussione pubblica sulla sostenibilità del sistema sanitario. La conclusione fu che né il livello né la dinamica della spesa sanitaria italiana potevano essere considerati motivo di allarme per la finanza pubblica. Oggi il problema è cambiato, e ci si chiede se il sistema sanitario abbia le risorse per sopravvivere. E’ il dubbio che solleva sulla voce.info Nerina Dirindin ,senatrice del partito democratico e docente di Scienza delle Finanze.
Per il terzo anno consecutivo la spesa si è infatti ridotta. I tagli hanno riguardato soprattutto il personale e la farmaceutica convenzionata. Complessivamente, nel 2014 si spenderanno 111 miliardi e mezzo, con una riduzione di ben 15 miliardi rispetto alla spesa prevista solo tre anni fa, con il Def 2011.
Un altro segnale di riduzione della spesa pubblica arriva dall’aumento di spesa a carico delle famiglie. Nei giorni scorsi l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni , che ha sede presso l’Università Cattolica di Roma, ha certificato che il costo sostenuto da ciascun cittadino per l’acquisto di farmaci è più che raddoppiato in meno di dieci anni, passando dal 5,2 al 12,2% del totale. Negli ospedali si risparmia riducendo il turnover e sbarrando dunque l’accesso a personale giovane e qualificato. Sei anni fa ogni 100 pensionati c’erano 97 nuovi a